Disclaimers:   tutto questo avviene dopo 'corrompere la luce', se a qualcuno è scappato questo capolavoro, fa niente, diciamo che i personaggi di Yoroiden Samurai Troopers (che non mi appartengono e con i quali non guadagno $$ ... a meno che qualcuno di voi voglia pagarmi per leggere il seguito ... ma non credo proprio anche perchè se vi piace l'inizio, il resto ve lo posto anche gratis!!!) sono stato un po' manipolati dalla mia mente malata per far saltare fuori  questo casino 
RINGRAZIAMENTO doveroso alla mia consulente estetico/medica: la mia Ljs!
Senza di lei questa parte non sarebbe mai potuta nascere per cui . . prendetevela con lei!!! :P!

Ah ... un'ultima cosa e poi vi lascio leggere tra # ci sono le frasi che si scambiano telepaticamente!


Fili intrecciati

di Dhely

parte IV


Era pomeriggio inoltrato quando qualcuno bussò alla sua porta. Seiji reagì prendendo un unico, profondo respiro.
#Entra, Shin.#
Era facile riconoscerlo fra gli altri e non gli piaceva l'idea di averlo gettato nel dolore che sentiva avvolgerlo anche al di là della porta. Lui, più di tutti gli altri non se lo meritava.
Aveva un vassoio con del tè caldo e un po' di frutta, gli sorrise dolcemente quando entrò e con ancor più gentilezza del solito gli porse quel che aveva portato.
"E' da ieri a pranzo che non mangi, ho pensato che almeno un po' di tè l'avresti apprezzato."
Lui annuì piano, avvolgendo le sue lunghe dita bianche intorno alla tazza tiepida. "Ti ha mandato Touma?"
Un sospiro, poi Shin si sedette sul bordo del letto in modo da essere proprio di fronte alla sedia su cui era accomodato il suo amico.
"No. O per lo meno, non esplicitamente. - un sorriso pallido. - Ma è così triste . . e mi spiace quando qualcuno di voi sta tanto male. ."
Il volto di Seiji era una maschera impassibile, sedeva immobile su quella sedia come se fosse stato su un trono, gli abiti fradici della sera prima ammucchiati per terra in un angolo, ora indossava un paio di banalissimi jeans e una camicia, ma lui riempiva di luce, neanche un abito da sera sarebbe mai stato così . .
"Sei sempre stato il più puro di noi." Una constatazione. Shin, di tutti loro, era quello che meno meritava di soffrire, ed era anche quello che, in una maniera o in un'altra centrava più di chiunque altro. 
Lo vide arrossire "Non volevo mettere in dubbio il fatto che anche tu stessi male . ."
Seiji sollevò una mano. "Sopravviverò. Ti hanno detto niente?"
"Di quel che è successo? No. Sapevo che Touma doveva parlare con Ryo per qualcosa ma . . bhè, Ryo era un po' strano in questi giorni ma è una testa calda, lo sai! Poi sei arrivato tu, tutto sconvolto, e quando hai chiuso la porta della tua stanza è piombato in casa Touma, sporco da fare schifo e piangeva e . . bhè, l'avrai sentito, no?"
"Ha urlato parecchio, sì. L'hai fermato tu dal venire qui?"
"No, è stato Shuu. Ha detto che qualunque cosa fosse successa dovevate calmarvi tutti prima che la cosa peggiorasse. Ryo è rientrato mezz'ora dopo, ma né lui né Touma hanno spiegato niente. Ho solo dedotto che aveste litigato, ma questo era ovvio."
Seiji scosse lievemente il capo, un ciuffo di capelli biondi sfuggiti all'elastico gli scivolò sugli occhi ma parve non accorgersene neanche.
"Ringrazia Shuu per aver fermato Touma. Ieri sera non avrei avuto la forza di incontrarlo."
"Neppure adesso lo fai, mi pare."
Seiji ingoiò un piccolo sorso di tè.
"Adesso sto mettendo insieme i pezzi del mio orgoglio e ho bisogno di stare solo. Ma ieri sera vederlo mi avrebbe fatto davvero male."
Silenzio.
"Allora è davvero finita?"
Seiji spostò il suo sguardo violetto su di lui facendolo tremare impercettibilmente.
"A questo punto mi domando se sia mai iniziato qualcosa. - scosse il capo - Ma sì, è finita."
Shin si strinse le mani, convulsamente. "Mi dispiace Seiji. Sembravi . . felice . ."
Un sospiro. "Lo ero, davvero. - si passò una mano davanti al volto e Shin si accorse che tremava un poco - Ma tutte le cose in questa vita sono destinate a finire, no? Niente dura per sempre."
Shin sentì un nodo chiudergli la gola e scosse il capo cercando di inghiottirlo. A Seiji non servivano le sue lacrime.
"Seiji , io . . "
"Vorrei che mi lasciassi solo, Shin."
Il suo volto si era di nuovo composto in una maschera di ghiaccio, Shin sapeva che non avrebbe ottenuto altro, per il momento e si alzò con un sospiro.

*****

"Per la miseria, tacete voi due! Chiudete quella dannata bocca!"
La voce di Shuu soffocò le altre due in cucina, imponendosi di colpo sulla diatriba verbale che era scoppiata.
Il rumore di qualcuno che sbatteva un contenitore di vetro, forse una bottiglia, sul tavolo. Ryo che crollò sulla sedia. Touma che iniziò a singhiozzare penosamente.
"Ma siete impazziti? Mi sembra che l'ultima cosa da fare sia spezzare il cuore anche a Shin . . "
Touma e Ryo stavano litigando, scaricandosi addosso la colpa a vicenda per quello che era successo, per quel bacio che non doveva esserci, che a sentire loro, nessuno dei due voleva che ci fosse. E che invece c'era stato.
Per quella passione che chissà chi poteva sapere da dove era saltata fuori, e perché, e come avevano potuto cedervi e quando sarebbero riusciti a rimediare i guai che avevano fatto e . .

Touma e Ryo si erano baciati. Per Seiji.
Shin si appoggiò in silenzio contro il muro del corridoio dando le spalle alla cucina, la testa vuota e il cuore pesante come se fosse di piombo.
Avrebbe voluto andare di là e ucciderli entrambi, e squarciare il petto a Ryo, e torturarlo, ferirlo come mai nessun nemico avrebbe potuto fare. Non si meritava altro! Ma Shin scoprì di non avere la forza di incontrare quello sguardo, di cadere dentro quegli occhi, no sarebbe riuscito a trovarsi di fronte a quel . . quel . .
La porta della stanza di Seiji si aprì di botto, facendolo sobbalzare. Shin era sulla soglia, il volto contratto in una smorfia di dolore, gli occhi lucidi e un po' spiritati.
"Perché non me l'hai detto?!?"
La sua voce era un roco sussurro inquisitore, ira e furia si spandevano a cerchi concentrici intorno a lui cancellando ogni traccia della sua solita, pacata gentilezza. Furioso, col cuore che sanguinava, di fronte all'uomo che era stata causa di tutto! I suoi sentimenti e i suoi pensieri gli arrivavano addosso con una chiarezza impressionante, suscitando una pressione quasi fisica.
"Te l'hanno detto?" amarezza, un'ombra appena di dolore.
Shin chiuse la porta alle sue spalle
"Li ho sentire litigare in cucina. Ecco cos'hanno fatto! Ecco cos'è successo! Nessuno di voi ha avuto il coraggio di dirmelo guardandomi negli occhi! L'ho dovuto sapere in questo modo squallido! Come se non fossero affari miei!"
Un singhiozzo gli squassò il petto e Seiji si sentì il cuore stringersi dolorosamente. Povero Shin, povera creatura innocente . . Capiva la sua rabbia e il suo senso di delusione, nessuno di loro aveva fatto abbastanza affidamento su di lui, avevano tutti cercato di evitargli un dolore non fidandosi della sua capacità di affrontare una cosa simile, ma lui . . Seiji  si passò una mano fra i capelli, lui non avrebbe mai potuto parlargliene.
Come poteva pretendere che gli dicesse una cosa simile? Che aveva trovato Touma baciare Ryo?
"Shin, io . ."
"Non me l'hai detto!"
"Shin, ti prego . . non . . io non potevo. Non . . non ne avevo la forza . ."
Silenzio. Lo vide chinare lo sguardo, abbassare i pugni , le spalle che gli tremavano appena. Seiji gli si avvicinò passandogli una mano sulle spalle.
Avrebbe voluto tanto avere qualcosa da dirgli, avrebbe voluto *potergli*dire qualcosa ma non aveva parole, alla fine non ce n'erano. Non ne aveva per se stesso, non sarebbe riuscito ad inventarne per lui.
Shin sospirò appoggiandosi al suo fianco, piegando il capo di lato, posandolo sulla sua spalla. Seiji sentiva lacrime silenziose solcare il suo viso e cadergli sul petto e un'enorme incredibile marea confusa di sentimenti contrastanti sconvolgere quell'anima solitamente calma e profonda come un lago tranquillo.
"Mi . . mi sento così . . così vuoto, Seiji - Shin si posò una mano all'altezza del cuore. - Lo odio così tanto! Vorrei . . voglio solo fargli del male!"
Seiji gli passò una mano fra i capelli. Come potevano avergli fatto questo? A lui. Al gentile, piccolo Shin?
"Non permettere che questa cosa rovini quello che sei. Non lasciare che . . che ti spezzi il cuore."
Lui sollevò il capo, gli occhi lucidi e luminosi, invasi da una fiamma che Seiji non aveva mai visto. "Ma tu lo stai facendo."
Seiji scosse il capo. "Shin, non parliamo di me, io . . io non centro."
"Come non centri?- gli prese una mano fra le sue portandosele alle labbra - Sei . . sei una vittima, come me. Non provi il desiderio di . . di fargliela pagare?"
Seiji scosse le spalle. "La vendetta a che porta se non altro dolore?"
"Balle, Seiji! - la sua rabbia lo sconvolse - Lo sai anche tu! Anche tu sei fatto di carne e sangue! Anche tu senti la rabbia, l'ira, anche tu vuoi la vendetta!"
Seiji mosse un passo indietro, quasi spaventato da quello che si trovava di fronte. Ma Shin non lo lasciò andare, gli passò le braccia intorno alla vita, stringendosi a lui.
"Ti prego, non lasciarmi, non . . ho bisogno di . . di sentire la presenza di qualcuno . . ti prego . ."
A Seiji sanguinava il cuore.
Chiuse gli occhi. Quanto sentiva pesargli e ferirlo quel vuoto che aveva dentro, e poi quel freddo che gli mordeva le carni, e il desiderio di vicinanza, di affetto . . di semplice calore umano. E Shin era caldo e affettuoso fra le sue braccia, capiva quello che stava provando perché i suoi sentimenti erano probabilmente identici a quello che trovava dentro di sé. Non l'avrebbe ferito, non l'avrebbe spezzato del tutto, non avrebbe affondata l'ultima coltellata nel suo povero cuore moribondo . . Di Shin poteva fidarsi, dopotutto, era Shin . .
Il suo calore. Seiji sentì il suo fiato caldo scivolargli sul collo, tremolargli un attimo sulle labbra e poi la pelle che sfiorava la pelle, il calore dolce e profumato, morbido farsi strada nella sua bocca e il sapore salmastro e unico, simile al profumo che gli riempiva le narici, che pareva riuscire a riempirgli il vuoto che aveva all'altezza del cuore.
Seiji strinse quel corpo sottile e snello fra le braccia, un dolore che ne consolava un altro, una sofferenza che leniva un'altra. Un vuoto che colmava un altro. E viceversa.
Le mani ferme di Shin gli strapparono dalle spalle la camicia e iniziarono ad accarezzargli il petto, la schiena, l'addome scostandosi di un passo da lui. Si levò di colpo la maglietta gettandola di lato e si fermò a guardarlo. Seiji aggrottò la fronte, muovendo indietro un altro passo. Era Shin! Era Shin e lui non . . non *poteva* . .
Lo sentì singhiozzare premendo il capo sul suo petto nudo, sfregando la fronte sulla sua pelle, accendendogli dentro un fuoco che non avrebbe voluto sentire, che non poteva dominare
"Dammi il tuo calore, Seiji, ti prego . . ti . . prego . . Sei così . . bello . ."
Shin gli si premette di nuovo addosso e il suo corpo rispose a quella carezza accendendogli un fuoco bruciante che gli percorse l'anima che però non riuscì a scacciare quel brivido strano che gli increspò la pelle. Anche lui aveva bisogno di calore, aveva bisogno di . . di non sentirsi così dannatamente vuoto, così freddo, così . .
Accettò le sue labbra, approfondì il bacio, permise alla sua lingua di scivolargli nella bocca, si lasciò assaporare mentre gli sfiorava lentamente la schiena come se fosse un gattino, seguendo i contorni dei muscoli, godendoseli con i palmi aperti, percependoli tremare, tendersi e rilassarsi al ritmo delle sue carezze. Lo spinse piano all'indietro accompagnandolo mentre crollava sul letto, chinandosi su di lui, riempiendogli il collo e il petto di baci, intossicandosi del suo profumo che sapeva di fresco e di pulito, aria pura e salmastra, una lieve brezza che poteva dissipare le ombre scure che gli gravavano sul cuore. Lo sentì gemere piano sollevando le anche per sfregarsi contro di lui. Lo vide sorridere mentre si staccò da lui per sfilargli i pantaloni.
"Fai lo stesso anche tu, Seiji, spogliati . ."
Era strana l'idea che fosse Shin a dirgli cosa dovesse fare , con Touma era sempre stato lui a decidere come e cosa fare . . gli sfuggì un ghigno.
Touma. Doveva smettere di pensarci. Chiuse gli occhi chinandosi di nuovo su di lui, e nuovi baci, nuove carezze, le braccia di Shin che si stringevano alle sue spalle, quelle mani che lo sfioravano, lo toccavano, le labbra che lo assaggiavano. Era come affogare, era come cancellare tutto, diventare un'altra persona, essere in un altro luogo a vivere un'altra vita. C'era una creatura di spuma di mare che danzava fra le sue braccia, che scintillava di mille colori al tocco della sua luce, spandendo miriadi di iridescenze nell'universo che li circondava.
Seiji si ricordò di una poesia che gli canticchiava sempre sua nonna:
Quando il mare incontra il sole
l'universo si riempie di colore
il cielo si riempie di vita
il cuore di gioia.
E Shin era acqua tiepida e salata che disinfettava le sue ferite, che allontanava per un poco il dolore, e l'oblio sembrava dolce in quelle oscurità remote al di sotto della superficie del mare.
E Seiji era luce, fredda e scintillante, un po' troppo chiara ma che poteva sembrare almeno un poco quell'altra luminosità che gli mancava così tanto, e anche se non era così caldo, e anche se non era così avvolgente . . Shin tese indietro il capo lasciandosi accarezzare, lasciandosi penetrare da quei raggi la cui origine era proprio lì di fronte a sé, lasciandosi baciare, godendo del contatto di quella lingua sul suo corpo, assaporando la fragranza della sua pelle con tutti i sensi di cui era a disposizione. Tremò appena a sentirlo prendere il controllo della situazione ma lo lasciò fare, non voleva pensare, non voleva dover decidere, non voleva niente . . voleva solo il suo calore . . il suo calore . .
Seiji lo fece voltare mentre gli baciava il collo, lo sentiva tremare sotto il suo corpo, lui era eccitato tanto quanto lui. Gli sfiorò il lobo dell'orecchio con le labbra.
"Posso?"
Shin annuì chiudendo forte gli occhi, affondando le dita nel cuscino, sollevando le anche, preparandosi a riceverlo come se non ci fosse altro che desiderasse di più in tutto il mondo. Come se il suo universo fosse lì. 
E mentre entrava dentro di lui, e mentre i loro corpi bruciavano nell'estasi del godimento, dell'orgasmo più terribile e doloroso che entrambi avessero mai provato, il cuore di Seiji grondava sangue, l'anima di Shin fiele, e ira e furia si mischiarono al piacere e rabbia e solitudine, e sofferenza e bisogno.
Seiji era sconvolto, singhiozzò possedendolo, pianse avvolgendogli la vita con le braccia, prendendo il suo membro fra le mani, facendolo venire con lo stesso ritmo con cui stava venendo lui. Non aveva mai provato un piacere che lo avesse fatto sentire più sporco, miserabile e orribilmente abietto di quello, era Shin! Era come se . . come se stesse facendo sesso con suo fratello! Ma ne aveva bisogno . . Dio come ne aveva bisogno . . Avrebbe voluto chiedergli di mentirgli, di dirgli che l'amava. Avrebbe voluto chiedergli di abbracciarlo e accarezzarlo, di tenerlo stretto per un po', almeno per un po', come faceva Touma ma a cosa sarebbe servito? A ingannarsi ancor di più. Lui non era Touma, lui era Shin. E Shin stava sicuramente pensando a Ryo e non avrebbe avuto né la forza emotiva né la voglia di stare lì a consolare lui.
Lo sentì godere sotto di sé e sorrise. Almeno gli dava piacere . . almeno avevano entrambi un po' di piacere . . singhiozzò un sussurro uscendo da lui, delicatamente e lasciandosi cadere al suo fianco, gli occhi chiusi.
Non voleva vederlo.


Shin tenne il capo affondato nel cuscino. Sentiva un corpo nudo e caldo accanto al suo proprio come sentiva quel macigno sul cuore, quella macchia che gli insozzava l'anima.
Cos'aveva fatto?
Era arrabbiato con Ryo, che si era comportato come il più spregevole e disgustoso delle creature, ma . . ma cosa aveva fatto lui, di diverso? 
Nulla. Null'altro che quello che aveva fatto Ryo. Solo che lui, in più, l'aveva fatto con . . deglutì con rabbia . . con la persona sbagliata.
Sentiva quel calore al suo fianco e gli parve come il segno tangibile del peccato. Avrebbe voluto uccidersi, avrebbe preferito morire prima di dover incontrare di nuovo lo sguardo dei suoi amici. Ora. Adesso. Dopo. Strinse i pugni. Era per lui che avevano litigato, era per *lui* che Ryo l'aveva tradito. Ed era successo tutto quel putiferio per uno come Seiji che era così dannatamente semplice portare a letto?
"L'hai . . l'hai fatto apposta . ."
Una frase soffocata, Seiji si mosse un poco, avvicinandosi e sfiorandogli il capo, gentile. Poteva immaginarsi il suo ghigno soddisfatto, poteva intuire il turgido piacere dipinto sul suo viso . . "Cosa?"
Shin si sollevò sui gomiti di scatto a fronteggiare quello sguardo velato . . lussuria, certo, anche se sembrava dolore!
"L'hai fatto apposta! L'hai fatto per . . per dividerci!"
Seiji sgranò gli occhi. Stupore perché l'aveva capito, e quel dolore che non poteva essere dolore, non c'era dolore su un volto d'angelo tentatore come il suo, non poteva esserci!
"Shin. ."
"Non l'avevo capito. - balzò giù dal letto - E avevo dato la colpa a Ryo, ma sei tu, *tu*! Sei stato tu! Ci vuoi scopare tutti, vero? Con quella tua bella faccina e i tuoi modi cortesi? Ci vuoi mettere l'uno contro l'altro, vuoi che siamo tutti tuoi, tutti animali di tua proprietà!"
Lo vide tremare come se l'avesse davvero colpito a morte. E anche se c'era una parte di lui che lo pregava di smetterla, che dannazione doveva saper distinguere il vero dal falso, che non poteva dare la colpa di quello che era successo a chi era solo una vittima, Shin si trovò a voler sentire il dolore, avrebbe voluto picchiarlo, prenderlo a pugni, sentire il suo sangue scorrergli sulle mani, il rumore del suo collo spezzarsi sotto le sue dita.
Senza Seiji Ryo sarebbe stato solo suo . . e forse non importava neppure Ryo, ma senza Seiji . .
"No . . non è vero . ."
Dolore, dolore puro che uscì da quelle labbra, Shin ghignò. L'avrebbe ucciso, voleva ucciderlo, voleva vederlo agonizzare ai suoi piedi come qualcuno aveva ferito a morte lui.
"Lo sai cosa sei? Vuoi saperlo? Sei una puttana! Solo una miserabile, squallida puttana! Ora che sei riuscito a sbattere anche me chissà come sarai contento, vero? Dirò a Shuu di stare attento, ormai ti manca solo lui, della collezione!"
Lo vide tremare, gli occhi spalancati e la bocca sul punto di replicare qualcosa si chiuse di scatto, divenne di colpo pallido, più pallido di quanto l'avesse mai visto. La follia lo invase. Voleva che Seiji stesse male come stava male lui, e anche se probabilmente era già così non gl'importava.
Era lì, ed era indifeso, ed era tutto quello che voleva in quel momento.
"Hai fatto di tutto per far impazzire Ryo, vero? L'hai circuito, l'hai invogliato, stuzzicato in tutti i modi e quando ti sei accorto che lui era troppo per te, che non si sarebbe mai degnato di raccoglierti da quel . . quel lurido pozzo scuro in cui sei, hai deciso di distruggerci la vita! Bhè, sappi che non te lo permetterò! Non ti permetterò di continuare a farci questo! Esci immediatamente da questa casa! Subito!"
Seiji sbatté un paio di volte gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime, cercando di chiarirsi la mente abbastanza per capire . . perché quello che aveva sentito non poteva essere vero . .
"Shin . . cosa . ."
"Adesso sei anche sordo? Ho detto di andartene! Vattene! Prova cosa significa a essere davvero *soli*, come tu volevi che fossi io, senza Ryo! Non voglio più vederti! Mai più!"
Shin lo spinse giù dal letto, Seiji non mosse un muscolo per impedirglielo, guizzò appena assecondando l'istinto per non cadere malamente sul pavimento ma stava in piedi per miracolo. Cosa significava essere *soli* . . avrebbe voluto dirgli che lo sapeva come ci si sentiva, avrebbe voluto urlargli che non voleva provare quell'esperienza di nuovo, avrebbe voluto dirgli tante cose . . ma non trovò la forza di fare altro che chinare il capo, sotto quello sguardo che sapeva di fuoco e odio puro e allungare una mano verso il cassetto del comodino dove teneva le pastiglie. Le sue benedette pastiglie . . ne aveva così bisogno. . aprì la boccetta con le mani che tremavano, ne ingoiò una manciata, figurarsi se si sarebbe pure messe a contarle e raccolse un paio di pantaloni dall'armadio.
No, no, no, ti prego, no! Non da solo, non più da solo. Aveva bisogno . . aveva bisogno di . . inghiottì tutto. A chi importava ormai? Cosa gli rimaneva? Shin, il dolce, remissivo, gentile Shin lo scacciava di casa. Cosa gli rimaneva? La stanza ondeggiò sotto i suoi piedi ma fece finta di niente.
Erano le pastiglie. Era sempre e tutto colpa delle pastiglie.
I pantaloni gli aderivano addosso come una seconda pelle, li guardò un attimo, come per capire che diavolo si fosse messo addosso, poi si ricordò . . quell'orribile paio di jeans elasticizzati bianchi che aveva comprato per un carnevale, o per una festa in maschera, non ricordava più. Lo fasciavano troppo, lo facevano sentire a disagio . . ma non aveva tempo di cambiarsi . . Prese la boccetta di pastiglie e uscì dalla sua stanza, lasciando lì uno Shin che lo odiava a morte. Una persona che non avrebbe saputo fronteggiare ora che non avrebbe potuto tener testa neppure a un micino.
La casa continuava a ondeggiare sbiadendo nel suo campo visivo, scese le scale come se fossero quelle di una nave in una burrasca. Sentiva delle voci in cucina, ma con che coraggio, ora, andare di là e salutarli? E chiedere aiuto? No, se Shin la pensava così, figurarsi gli altri. E poi, dopo tutto, a chi sarebbe importato?
Accanto alla sua giacca sull'attaccapanni, c'era la giacca nera di pelle di Touma. Si concesse un sorriso: Quanto gli piaceva Touma quando se la metteva! E poi aveva assorbito il suo odore. . strinse la pelle fra le dita, sentendola morbida e cedevole, e il profumo di Touma misto alla forte fragranza del materiale. Non aveva una maglietta, non l'aveva presa . . e se doveva andarsene voleva qualcosa di *suo* . . 
"Seiji!"
Shin da sopra lo chiamava, la voce angosciata che pareva rotta dalle lacrime. Seiji si scosse infilandosi la giacca senza più un'esitazione, troppa la paura di incrociare di nuovo quegli occhi, troppo fragili le sue difese in quel momento, sarebbe morto, gli sarebbe venuto un infarto e sarebbe morto.
Corse verso la porta, si fondò in macchina e partì con il cuore in gola e tutto il resto di sé distrutto, non accorgendosi del tono con cui Shin l'aveva chiamato, non percependo la sua pena, il suo rimorso. Non capendo né vedendo più niente.
Sapeva una cosa sola.
Una volta raggiunto il fondo non si poteva far altro che risalire.
Ma prima bisognava raggiungerlo, il fondo.




 


parte quinta
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